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Petilia Policastro

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petilia Policastro, luoghi calabresi

Petilia Policastro: l’ antico borgo bizantino

E’ un comune di circa 9.500 abitanti della provincia di Crotone.

Petilia Policastro è un antico borgo bizantino circondato da mura ad architettura militare. Nel suo territorio, lungo i fiumi Tacina e Soleo, sono state ritrovate testimonianze di insediamenti di origine brettia, risalenti al IV e III secolo a.C.; ancora tracce romane, dalla Repubblica al tardo impero. Lungo il torrente Cropa, esistono delle grotte di origine naturale, ma che sin dall’antichità sono state utilizzate da pastori nomadi durante la transumanza; infatti sono state ritrovati selce e terracotta risalenti all’uomo del pleistocene. L’abitato odierno, conserva ancora l’antico centro storico, mal tenuto, di chiara impronta bizantina. Vi sono segni dei secoli successivi, come i palazzi seicenteschi e settecenteschi; infatti, i sovrani spagnoli, nel Seicento inviarono la famiglia baronale dei Portiglia, per avere un completo controllo del territorio circostante; di questi esiste ancora il palazzo omonimo. Ancora, il palazzo Aquila, anch’esso seicentesco. Poi quello settecentesco dei principi Filomarino e della famiglia Ferrari. Anche le chiese sono antiche: Santa Maria Maggiore, del 1400; San Nicola Pontefice e l’Annunziata del 1600. Gli anni a venire sono simili a quelli di altri paesi del meridione. Tra i personaggi importanti vi sono: Luigi Giordano + 1911, Domenico Sisca (1888 – 1969) e Titta Madia (1894 – 1976), parlamentare nel periodo fascista e autore della prima industrializzazione del territorio. Si ipotizza che Papa Antero fosse nato a Petilia Policastro.

Da visitare

Il centro storico di Petilia Policastro si erge su una rupe, di difficile accesso, ed è un esempio di aggregato urbano sviluppatosi nel medioevo. Le strade sono strette, adattate all’orografia del terreno e formano un reticolo che fa perno su tre direttrici (via Difesa, via Petilina, corso Roma), che collegano la parte alta e la parte bassa del paese. Nella parte inferiore esistevano sostanzialmente due porte d’accesso al paese: a porta da Judeca e a porta du Ringu.

I principali assi viari sono collegati tra di loro da vicoli stretti (che confluiscono in piazzole denominate rughe) e vi si affacciano palazzi di notevole valore architettonico, costruiti dalla seconda metà del ‘500 fino all’ ‘800. Tra questi ricordiamo: il Palazzo Portiglia, Palazzo Madia e i Palazzi delle famiglie Vallone, Filomarino, Girifalco-Tronca, Carvelli, Aquila, Giordano, Ferrari, Mazzuca, Mancini, Campitelli. In passato è prevalso un desiderio di rinnovamento, che ha portato ad abbattere vecchie casupole del centro per ampliare le strade o per isolare le chiese e i palazzi più famosi. Neanche il centro storico è riuscito a sfuggire al cemento, ma ha conservato le sue connotazioni stilistiche; per cui i portali dei palazzi su indicati, i loro stemmi e fregi, le chiese, rappresentano un vero e proprio patrimonio artistico cittadino.

La chiesa dell’Annunziata fu chiamata anche “la nuova”, per distinguerla da quella denominata dell’Annunziata “di fuori”, oggi scomparsa.

E’ la chiesa più grande nel perimetro urbano petilino; presenta una pianta rettangolare a croce latina; al suo interno c’è una navata centrale, con cappelle laterali. I pilastri siti all’interno, in pietra calcarea, presentano stucchi e cornici, e cinque archi a tutto sesto per ogni lato.

L’altare maggiore contiene dei fregi, con figure alate, con richiami in stile barocco; presenti, anche, capitelli compositi, lunette e putti. Notevole anche il coro ligneo, di antica lavorazione, sito dietro l’altare.

Una delle opere principali è la statua di marmo della Madonna con Bambino della scuola del Gagini. Il suo piedistallo esagonale è un rilevante esempio d’arte siciliana del XVI secolo; ha tre facce visibili che ospitano, dei bassorilievi: al centro l’Annunciazione, a destra S. Domenico e S. Sebastiano a sinistra.

La chiesa Matrice: fu chiamata in origine chiesa di S. Nicola dei Latini, per distinguerla da S. Nicola dei Greci; la sua costruzione si fa risalire al ‘600, ed ha una struttura rettangolare, con all’interno una navata centrale, più alta ed ampia, ed altre due più strette e basse.

E’ stata sempre una chiesa importante per Petilia, perché un tempo era sede dell’Arcipretura e vi gravitava l’arciconfraternita del SS. Sacramento. Fino al 1808 l’edificio sacro portò anche il nome di “Chiesa del Santissimo”. Una sua caratteristica peculiare è l’asimmetria della facciata principale, più sporgente dal lato destro del campanile; anche i fregi sono leggermente asimmetrici.

All’interno presenta delle similitudini con la chiesa dell’Annunziata, in particolare nella controsoffittatura a forma di botte, con capriate in legno e tetto a capanna.

L’altare maggiore presenta una composizione in marmi policromi, con richiami al barocco. Dietro l’altare c’è l’antico coro, lavorato con pregio e di color noce scuro.

La chiesa delle Manche: detta anche di Sant’Antonio o del Cimitero, faceva parte dell’omonimo convento, è stata edificata all’inizio del ‘600 dai frati dell’ordine dei Riformati. In un’apposita cappella, fatta erigere da Tommaso Tronca, vi fu venerata la Vergine del Soccorso.

Fino a tutto l’Ottocento il convento ospitò i Riformati, che arrivarono a contare fino a venticinque presenze in loco. In seguito, accanto alla chiesa, venne realizzato il cimitero del paese; e fu così che, a partire dai primi anni del ‘900, la presenza dei religiosi cominciò a venir meno. Oggi dell’antico convento non resta che il pozzo del chiostro, adibito ad ossario, ed alcune celle dei frati, trasformate in sale mortuarie. La chiesa ospita i resti mortali del vescovo petilino Antonio Caruso.

La chiesa di san Francesco: è sorta sui ruderi della chiesa di S. Maria dei francesi intorno al 1690. Sulla porta laterale della chiesa è presente una lapide risalente al XVIII secolo, in cui si ricorda il culto di S. Cesareo e di S. Aloi, con una sintetica storia dell’edificio. La sua struttura consta di una unica ampia navata, e perciò molto capiente.

La chiesa ed il convento della santa Spina: il complesso architettonico si trova fuori dall’abitato, circondato da boschi di querce e castagni. Ha navata unica e tetto a capanna e contrafforti laterali a destra. Di notevole interesse il portale in pietra locale ambrata ad arco a tutto sesto, simile a quello dell’Annunziata. Ha semicolonne laterali terminanti in capitelli corinzi, sull’architrave presenta girari, angeli in rilievo e alla base delle semicolonne dei puttini Ha timpano spezzato con al centro la data “1699” e l’emblema dei cappuccini (due braccia, di cui uno nudo e l’altro vestito di saio, incrociate).

Le grotte carsiche: Petilia Policastro ha delle importanti e spettacolari grotte carsiche sovrannominate grotte di cerratullo o dell’angelo. Esse sono profonde circa 100 metri e partono dal paese e arrivano fino alla localita’ di Principe. Erano gia state scoperte da tanto tempo perché all’interno vi sono stati trovati dei vasi di terracotta risalenti all’eta dei bizantini che appartenevano a un gruppo di pastori che durante la transumanza avevano lasciato le pecore e si erano introdotti per protergersi. All’interno ci sono fiumi e laghi sotterranei, e più avanti è dislocata una seconda grotta che viene chiamata grotta dell’angelo.

Le grotte basialiari di San Demetrio: le grotte Grotte localizzate nella zona di Petilia Policaastro all’interno delle quali sono stati ritrovati resti monastici tra cui una croce bizantina scolpita nel muro.

Villaggio Principe: Situato a quota 1479 m. s.l.m., in cui si trovano una quindicina di esemplari ultracentenari di pino laricio: “i giganti di Principe”, dove è presente anche una ex caserma forestale costruita durante il periodo fascista.

Collegamenti

Petilia Policastro è raggiungibile da Crotone partendo dal cavalcavia nord, direzione Castanzaro, immettendosi sulla S.S. 106. Al bivio per Cutro svoltare a destra proseguendo fino al Bivio Lenze. Seguire le apposite segnalazioni, imboccando la Strada Statale 109 ter, fino a giungere a Foresta; da qui, si può proseguire dritto per arrivare, dopo circa 5 km a Petilia Policastro.