Secolare e gloriosa la tradizione di artigianato artistico nella provincia di Catanzaro, a cominciare da quella dello stesso capoluogo che, attivissimo crocevia di merci e di scambi, per secoli (dal XIV al XVIII) fu incontrastata capitale della produzione serica e del velluto in tutta l’area mediterranea e anche in alcuni paesi del Nord Europa. Regina delle “vie della seta”, attraverso cui i suoi tessuti, denominati “cathasariti” raggiungevano una moltitudine di luoghi, la città era specializzata nella produzione di damaschi, velluti, broccati, che eccellevano per l’altissima qualità, la raffinata eleganza dei disegni e la brillantezza dei colori, ottenuti attraverso l’uso di coloranti naturali.
La qualità delle produzioni seriche era disciplinata da norme severe, finalizzate alla tutela degli acquirenti ma anche delle corporazioni che si occupavano della lavorazione. La stessa crescita urbana della città fu legata alla nobile arte della tessitura e all’ampio indotto: nel territorio circostante le comunità rurali producevano la seta grezza che veniva tessuta dagli artigiani di Catanzaro; e qui, intorno alle varie botteghe di tintori, tessitori, commercianti, si sviluppavano i quartieri, in un fiorire di commerci e di scambi culturali (talune etnie erano, infatti, specializzate in particolari attività: i “greci”, ad esempio, erano abili tessitori, mentre gli ebrei eccellenti tintori).
Dalla fine del XV secolo, l’incontro annuale tra mercanti si svolgeva a Reggio Calabria, nel cui porto giungevano Spagnoli, Veneziani, Genovesi, Olandesi e Francesi (questi ultimi, anzi, nel 1470 fecero in modo che i maestri artigiani catanzaresi andassero a Tours per insegnare lì la loro arte). Tra il XVI e il XVII la produzione serica ebbe la sua più grande fioritura, poi, dal XVIII secolo in poi, il lento declino. La vetusta tradizione della tessitura si custodisce ancora, però, in alcun centri della provincia, tra cui anche Cortale, le cui sete sono richieste anche all’estero, o Tiriolo, noto per i pregiatissimi “vancali” (scialli di lana e di seta). Sempre a Tiriolo molto rinomata pure la lavorazione dei tappeti, dei pizzi al tombolo, dei ricami e dei tessuti realizzati con diverse fibre, tra cui la ginestra. Altrettanto famosa Soveria Mannelli, dove è attiva la più antica industria della lana in Calabria. Una menzione particolare merita, infine,
l’attività figulina, che ha trovato a Squillace, con la produzione di ceramica ingobbiata e graffita (di sicura ascendenza bizantina), un’espressività e una tecnica uniche, tali da farle meritare un disciplinare di produzione dedicato.