Aprigliano: la città del sole
Il territorio
Città del sole, grazie all’invidiabile clima silano e dei caratteristici vicoli sparsi nel suo centro storico, Aprigliano è un piccolo gioiello di cultura e natura da scoprire. Rinomato per le sue inimitabili sere stellate, le sue chiese, i suoi palazzi monumentali, la sua tradizione culturale e artigianale, la proverbiale calda accoglienza della sua gente, è un paese che fa respirare nell’aria e nella peculiarità delle sue antiche viuzze lo splendore di un passato ancora presente. In questo posto, solcato dal fiume Crati, ogni stagione, angolo, sguardo, profumo è capace di infondere e rinnovare un’arte antica, innata, propria di questi luoghi di quiete, baciati dalle muse e dagli dei.
Le origini
Le origini di Aprigliano risalgono all’epoca bruzia, quando per la sua posizione ebbe nome Arponio, cioè falcato dal Crati; nome che mantenne fino al 12. secolo. Alcuni studiosi ne legano il nome all’antico Absistro o Arponium, ma anche Apricus che significa salubre per la sua posizione; per alcuni il nome odierno significa terra ricca di cinghiali dal latino aper-apri. Anche Plinio ne parla citandolo però col nome di Aprustum. Al tempo dell’abate Gioacchino da Fiore (intorno al 1180) appare per la prima volta scritto Arpiliano, e soltanto nel 14. secolo, con la metatesi della r, Apriliano e poi Aprigliano. Barrio, ritiene che il nome derivi dal mese di aprile, per la felice temperatura e l’amenità della terra sita a mezzogiorno. Barillaro, invece, lo fa derivare da Abystron.
Storia
La storia di Aprigliano è legata alla nascita dei casali di Cosenza e alla fuga dalla città degli abitanti durante le invasioni saracene nel corso del 10. secolo. Lupo Protospata, infatti, ne assegna l’origine alla invasione del 975. Decisamente diverse le conclusioni della critica più recente che, utilizzando nuove fonti, fa risalire l’origine dei casali al periodo romano. Stando a quanto afferma Stanislao de Chiara sul giornale La Sinistra di Cosenza, anno XII, n. 4-31 gennaio 1894, questo territorio fu concesso in feudo nel 1492, da Ferdinando di Aragona, al suo antenato Giovan Francesco de Chiara. Fu sottoposto ad infeudazione soltanto dal 1644 al 1647 ed assegnato alla Famiglia Campitelli di Melissa, entrando nel dominio del Granduca di Toscana, da cui, unitamente agli altri casali di Cosenza, fu riscattato a seguito della rivolta di Celico del 23 maggio del 1647 che precorse i moti insurrezionali di quell’anno nel Vicereame di Napoli. Nel 1799, in contrasto con quanto operato dai Giacobini, violenta fu la reazione dei Borboni, che da Aprigliano mossero per ricondurre al vecchio ordine molti dei vicini casali.
Alcune frazioni furono colpite dal tremendo terremoto che interessò la Calabria il 5 febbraio 1783 (ricordato ancora oggi a Vico), che provocò la morte di due persone, la distruzione di 13 case, con danni consistenti ad altre 70 e alla Parrocchiale. Con l’ordinamento amministrativo disposto dal Generale Championnet venne incluso nel cantone di Cosenza, mentre con quello successivo del 1806 venne attribuito nel cosiddetto Governo di Pietrafitta. Però nel riordino amministrativo del 1811 venne elevato a capoluogo di circondario comprendente il Comune di S. Ippolito con Turzano, Pietrafitta, Francone, Vicinanzo, Campitello; il Comune di Casignano con Petrone, Grupa, Guarno, Pera, Santo Stefano, Agosto, Corte e Vico; il Comune di Le Piane con Figline e Francolise; il Comune di Donnici Soprani con Donnici Sottani, e il Comune di Cellara. Nel 1857 perdeva Donnici, aggregato quale frazione a Cosenza. Fino al 1861 il paese era chiamato Aprigliano Vico. Le chiese e molte abitazioni furono seriamente danneggiate dal terremoto del 12 febbraio 1854. Altri danneggiamenti seguirono a causa del sisma del 1905, per cui, in virtù della legge dell’anno successivo veniva disposto il consolidamento dell’abitato a totale carico dello Stato. Al referendum istituzionale del 2 giugno 1946 diede 1172 voti alla Monarchia e 1146 alla Repubblica. La sede municipale è nella frazione Guarno.