Il ballo dei giganti: la tradizione
A meta’, tra storia e realta’, viene narrata una leggenda , che trova salde radici nel fluire semplice del tempo, diventando tradizione delle nostre terre.
Sin dai tempi piu’ antichi , la Calabria tesse una delle tradizioni popolari piu’ ambite e spesso studiate da ricercatori e antropologi. Tra i tessuti della storia calabra, troviamo infatti radicata in moltissimi e diversi centri della regione , la tradizione dei “Giganti”.
Tradizione vuole, che a Messina, centro di terra sicula, viveva una bella ragazza di buona famiglia, piena di virtu’ e di fede cristiana, di nome Marta (in dialetto Mata). Accadde, che un gigante moro di nome Ibn-Hammar, sbarco’ a Messina con i suoi uomini e senza ritegno incomincio’ a depredare la citta’. Il gigante vista la bellezza di Mata, la chiese in sposa alla sua famiglia, dalla quale pero’ ebbe un rifiuto. Cosi’ divenne sempre piu’ furioso e crudele. Marta solo pregando , cercava di resistere alla tentazione. Successivamente il re moro, si converti al cristianesimo e il suo nome si trasformo’ in Grifo, che per la sua enorme statura venne chiamato Grifone. Incomincio’ cosi’ a vivere secondo le leggi cristiane. Infine, Marta se ne innamoro’. Cosi’ Grifone, volle festeggiare il coronamento del loro amore con un grande ballo.
La storia invece, lascia la propria impronta , affermando che in realta’ il ballo dei giganti sembra avere origini aragonesi.
Ma da dove provengono e cosa rappresentano questi alti fantocci?
La storia, dice che queste figure disumane arrivano da lontano. Rappresentano i due antichi regnanti Mata e Grifone e durante il loro lungo cammino nel tempo si sono caricate di mito e di simboli. Mata è una regina indigena, Grifone un re turco. Grifone, il gigante maschio, è solitamente raffigurato con la carnagione nera o scura, caratterizzato da un cappellaccio nero o da un elmo argentato o da una corona piumata, grandi baffi neri a manubrio. Mata, la gigantessa, è corredata da collane variopinte, grossi orecchini, guance rosse, frutta e fiori di plastica, fischietti, medaglie dorate e piume colorate…
Ancora, alcuni racconti popolari calabresi molto antichi, narrano la storia di una regina rapita da un re venuto da molto lontano, dal mare dalla Turchia. Ma questi alti giganti li troviamo altresi’ radicati nella cultura popolare della Spagna , da dove , vengono in mente ambientazioni che vedono la Calabria durante la dominazione spagnola, poi ancora nel periodo delle incursioni turche e del dominio dei saraceni. Il contatto con la dominazione catalana fece pervenire in Sicilia e in Calabria questa tradizione tutt’ora fortissima in Catalogna. In realta’ i giganti , in Calabria vogliono rappresentare la liberazione dal dominio dei Saraceni, infatti il re turco, rappresenta il predatore e Mata la sua preda.
Il ballo dei due giganti, altro non vuole, che rievocare la conquista della liberta’ da parte dei calabresi rispetto alle continue sottomissione subite nel trascorrere dei secoli . E tanto e’ identificativa e rievocativa, la rappresentazione del rituale ballo dei due fantocci di cartapesta che alcuni studiosi e antropologi paragonano il ballo dei giganti tra predatore e preda , alla continua lotta tra Islam e Cattolicesimo.
Valutando comunque i diversi aspetti suggestivi e impressionistici, rievocati dal ballo dei giganti, e’ doveroso oggi voler ricordare che tale rituale da’ grande spessore alle feste patronali dei vari paesi della regione, che considerano durante il giorno di festa la ballata dei giganti, lo sfogo gioioso del festeggiamento.
Fu cosi’ , quindi che per diversi eventi che covano radici tra storia e leggenda che la Calabria innesta sui propri fusti la tradizione gigantara. Si dice infatti che quando il re Gioacchino Murat, nel 1815, venne per approdare nelle coste Calabre, doveva sbarcare sulla spiaggia della cittadina di Briatico . Quel giorno, a Briatico piccolo borgo dell’attuale provincia di Vibo Valentia, era festa.
Dunque come tradizione ,la parata mitica dei giganti. Il rullo dei tamburi, le grida, la folla, il suono della grancassa e la vista dei giganti, spaventarono pero’ i francesi. Allora per paura che fossero incursori e assaltatori, pericolosi per la propria sicurezza , proseguirono nel loro viaggio piu’ avanti finche’ sbarcarono sulle spiagge di Pizzo Calabro.
In Calabria la tradizione dei giganti fu profanata e resa a un passo dalla realta’, da personaggi di grande carisma e imposizione , trai quali troviamo la figura di Mastru Miciu conosciuto in tutta la Calabria come il Re dei Giganti.
Mastro Miciu è stata l’eccezione a conferma della famosa regola.
Ci sono storie leggende e poi leggende fatte realta’.
A San Leo di Briatico, e’ qui che la leggenda si e’ fatta storia di una realta’ fino ai giorni nostri.
Lo chiamavano “Mastru Miciu” , in origine “Fama’ Domenico”. Era come una creatura delle favole .
Quasi come volesse inconsciamente riprodurre nella sua forma e figura il leggendario Mangiafuoco di Collodi nella storia del burattino Pinocchio. Matro Miciu, nasce il 4 Agosto del 1925 a Scaletta Zanglea, in provincia di Messina. Dopo la seconda guerra mondiale , arriva in Calabria. Diventa Mastro Micio dei giganti nel 1947, quando per lire 30.000, acquista dal sig. Andrea Mandaradoni di Potenzoni, frazione di Briatico, i due pupi, Mata e Grifone. La struttura era molto vecchia e malandata, cosi li porto’ da un acconcia pupi per farli rimettere a nuovo.
Come lui stesso raccontava, li fece restaurare dalla testa ai piedi, come si dice, tanto che volle che in faccia fossero somiglianti a lui e a sua moglie. Infatti a guardarli con attenzione , Grifone ripropone la figura di Mastro Miciu con uno stile perfettamente suo e Mata e’ la riproduzione dell’amata moglie.
Il suo personaggio scomparso ormai dal dicembre 2007, e’intrinseco nella tradizione gigantara della Calabria. I suoi giganti , a seguito di fonti orali e visive, sono tra le coppie di giganti piu’ antiche della Calabria, , tra gli altri ricordando anche i giganti di Laureana di Borrello, un paese della Piana in provincia di Reggio Calabria.
Pertanto venendo in Calabria non e’ assolutamente da perdere una festa che abbia oggetto l’affascinante ballo dei giganti, ormai parte della tradizione folkloristica della nostra terra e grande attrazione fortemente gradita dagli ospiti che godono di vacanze siglate “Calabria”.