La Varia di Palmi: tradizione e sentimento
Per i Palmesi, la Varia, non e’ solo una tradizione, ma e’ un profondo “sentimento”.
Forse sfogliando tra le pagine della Calabria, la Varia di Palmi, e’ la festa piu’ importante di tutta la Calaria, un evento che racconta lo spessore e l’importanza del culto mariano, radicato fortemente in tutta la gente del meridione d’Italia.
E’ una fusione unica tra cielo e terra, nel simbolo vivente di una bambina sospesa nell’aria , oltre i tetti delle case, quasi volendo instaurare un contatto diretto con il regno Celeste.
Il Carro Sacro, che e’ il simbolo imperatore di tutta la festa, fu costruito nel ventesimo secolo da Peppino Militano, che con mezzi poveri, riusci’ a realizzare , quella macchina che ancora oggi dopo circa cento anni di storia a Palmi, rievoca forti emozioni. Ma realmente, le origini andando a fondo nella storia, hanno radici ancora piu’ antiche , fino a quando a Messina, incomincio’ a fiorire la vera cristianita’. Si dice infatti che nel Settembre del 42 d. C., al ritorno di un’ambasceria che si era recata in Palestina a dare sostegno a Maria di Nazareth, fu consegnata al vescovo di Messina una lettera e una ciocca dei capelli di Maria. Piu’ tardi poi, nel 1935, i messinesi che avevano fatto diventare la Madonna della Lettera loro protettrice, in occasione dei festeggiamenti per accogliere l’imperatore Carlo V, costruirono la prima macchina, che rappresentava l’assunzione di Maria in cielo e la chiamarono “Bara”, da cui derivo’ poi “Vara”. Nel 1975, a Messina, vi fu un forte periodo di pestilenza che fece migliaia di vittime. I Palmesi, accorsero in soccorso dei peloretani, e cosi’ in segno di riconoscenza , la citta’ di Messina, volle donare alla citta’ di Palmi, uno dei capelli di Maria.
Nel 1582, approdo’ alla Marinella di Palmi, la nave che portava la reliquia, e fu dallora che tutta la popolazione elesse a gran voce protettrice e loro patrona , la Madonna della Lettera. Da allora ad ggi le figure del Sacro Carro , Animella, Padreterno, Angioletti, Apostoli, Sacerdote e ‘Mbuttatuti (Portatori), sono state sostituite da statue in carne e ossa , dando alla sacralita’ del rito una consistenza maggiore . L’intera impalcatura alta circa 16 metri e dal peso di 200 quintali, non e’ dotata di ruote, ma viene trainata dal popolo e dai ‘Mbuttaturi, che durante la manovra di traino cercano di tenere stabile la guida della struttura. Essi verranno divisi in gruppi di quaranta , secondo le cinque corporazioni che a Palmi rapresentavano gia’ nei tempi passati i mestieri piu’ diffudi: i marinai, gli artigiani, i bovari, i carrettieri e i contadini.
Da qui,l’antico detto popolare:
“Li bellizzi su a lu Scigghju, janchi e russi a la Bagnara, li forzuti sunnu a Parmi chi si ‘mbuttanu la Vara”