La Vergine del Capo: il culto della Madonna di Capo Colonna
Nei luoghi in cui un tempo si innalzava il santuario di Hera Lacinia, sull’estrema punta del Capo, sorge oggi, insieme al faro e a una torre di avvistamento cinquecentesca, una chiesetta moderna, ma di fondazione medioevale, dedicata alla Madonna di Capo Colonna, patrona di Crotone. Al centro di questo culto mariano un’icona (di stile siriano-bizantino), del X o dell’XI secolo, raffigurante la Vergine col Bambino, ritenuta prodigiosa perché scampata, agli inizi del XVI secolo, al tentativo di distruzione da parte dei Turchi durante una delle loro frequenti scorrerie sulla costa.
Già alla fine del ‘500 e agli inizi del ‘600, si era diffusa la fama della natura miracolosa del dipinto, che elargiva grazie solo se era condotto dalla cattedrale, in cui allora si trovava, al suo luogo d’origine, la piccola chiesa del Capo. Ogni volta che la pioggia, ad esempio, tardava, e solo dopo che ogni tentativo (processioni, diversi giorni di lodi, 40 ore di preghiera in cattedrale) si era rivelato inefficace, solo allora il vescovo poteva concedere, come ultima possibilità, di invocare la grazia della Madonna portandone la sacra immagine alla chiesa del Capo. La decisione di effettuare la processione era di pertinenza vescovile, ma essa si rendeva possibile solo in seguito alla formale richiesta da parte del governo cittadino.
Si trattava dunque di un evento eccezionale, per il quale si promulgava un editto e si mandavano avvisi alle comunità e alle chiese vicine. Cantate prima in cattedrale otto giorni di lodi, la processione ne usciva con la sacra icona e, lasciata alle spalle la città, procedeva lungo la strada della marina in direzione di Capo Colonna. Giunti alla chiesetta, erano celebrate le 13 messe della grazia e compiute molte preghiere. Al ritorno, l’immagine era portata nella chiesa del monastero di Santa Chiara, ove rimaneva per tre giorni, circondata dalla devozione popolare. Infine, essa era restituita alla cappella della cattedrale, con grandi festeggiamenti, luminarie e spari di cannone. Molti i motivi per i quali si invocava l’aiuto della Vergine: per guarire da malattie, per ottenere la protezione da catastrofi, in caso di pestilenze, per tenere lontani i Turchi, i banditi o i demoni.
Ma quella preminente era la supplica relativa alla fertilità. L’azione prodigiosa della Vergine prescindeva da sesso, razza, luoghi, ceto sociale: chiunque poteva ottenere la grazia; così la Madonna del Capo diventò presto famosa per il grande numero di miracoli. La festa in suo onore ha, dunque, radici molto antiche e profonde. Oggi, la processione in Suo onore si svolge ogni anno nel mese di maggio, mese tradizionalmente legato a Maria. I riti legati alla festa hanno inizio il trenta di aprile, nel giorno in cui la copia dell’icona (denominata “quadricello”), tolta dalla cappella del duomo viene posta nei pressi della navata centrale; dopo le celebrazioni di rito, che si svolgono in diversi giorni del mese, nella terza domenica di maggio la solenne processione notturna si muove verso Capo Colonna, che dista poco meno di 15 km dal capoluogo.
Il Quadricello viene portato fuori dal duomo all’una del mattino; alla luce delle fiaccole, seguito dai fedeli, esso giunge dapprima al cimitero, dove il vescovo recita un’omelia, poi, alle prime luci dell’alba, alla chiesetta del Capo. Rimasta nella piccola chiesa fino al tramonto, l’icona viene imbarcata a bordo di un peschereccio (la Paranza), per essere trasportata via mare fino al porto turistico di Crotone (molo Sanità).
La cerimonia è delle più suggestive: il peschereccio, magnificamente addobbato e illuminato, è seguito da altre imbarcazioni, mentre la notte si illumina dei mille colori dei fuochi pirotecnici che rischiarano tutto il viaggio via mare: una folla trepidante attende sul molo il ritorno in città della Vergine, salutato da un tripudio di fuochi multicolori. Ogni sette anni, la festa è ancora più solenne, perché il quadro portato in processione non è la copia moderna, ma l’originale: le celebrazioni sono più intense e durano più a lungo e il dipinto non viene imbarcato per il rientro, bensì trasportato su un carro trainato da buoi. La processione, dunque, non termina al Capo, ma ripercorre a ritroso la stessa via percorsa durante la notte.