Le tradizioni di Reggio: la varia di Palmi
A un certo punto della sua storia, l’Occidente Cristiano concepì feste religiose che mostrassero realisticamente il forte legame dell’uomo con Dio e il suo anelito al divino; perciò, si allestirono congegni altissimi, da far trasportare a spalla e innalzare quanto più possibile verso il cielo, per rendere tangibile ed evidente il segno di tale vicinanza: queste le remote origini della “Varia” di Palmi (RC), una festa che nasce verso la fine del XVI secolo e ha molti “omologhi”, con nomi sostanzialmente simili: “Varie”, “Bare” o “Vare” si celebrano, infatti, anche in altri luoghi del Sud Italia.
Particolarmente nota la “Vara” di Messina, di cui quella di Palmi, che si tiene, salvo eccezioni, ogni quattro anni, rappresenta una filiazione. La tradizione, infatti, narra che, in occasione di una terribile pestilenza scoppiata nella città siciliana, marinai di Palmi corressero in aiuto recando viveri e medicine. In segno di gratitudine, il governo di Messina donò uno dei Sacri Capelli della Vergine che, posto all’interno di una lettera, la città aveva ricevuto durante un’ambasceria in Terra Santa. Da ciò l’origine del culto della Madonna detta della Sacra Lettera, patrona di Palmi e di Messina. La reliquia, tuttora custodita nel duomo palmese, viene condotta in processione, insieme alla “Manta” (l’icona argentea della Madonna della Lettera), il giorno che precede la domenica della solenne celebrazione. La “Varia” propriamente detta è una struttura scenica alta sedici metri raffigurante una nuvola conica e argentea tempestata di stelle e piuttosto irregolare, che intende rappresentare l’Assunzione in cielo, anima e corpo, della Vergine Maria.
Il carro è costituito da una possente base in legno di quercia detta “cippu”, sulla quale è fissata una struttura metallica dotata di ingranaggi girevoli, che imitano il movimento rotatorio degli astri. Due enormi gomene, ciascuna delle quali lunga 150 metri, sono fissate alla base, sì da permettere il trasporto a chiunque lo voglia. Sulla “Varia” trovano posto molti figuranti: sul “cippu” i 12 apostoli, sulle nuvole, posti a varie altezze, gli angioletti (bimbe tra i sette e gli undici anni), ancora più in alto un giovane che simboleggia il Padreterno e, in cima all’intera struttura, una bimba tra i dieci e i dodici anni, la cosiddetta “Animella”, che, scelta con voto popolare, raffigura la Madonna Assunta in Cielo.
I festeggiamenti e la preparazione hanno inizio il 16 agosto, festa di San Rocco, e durano fino all’ultima domenica del mese, giorno in cui si svolge la “Varia”. Il lavoro degli artigiani si svolge alacremente: la base di quercia viene portata nel luogo in cui sarà costruita e allestita la “Varia”. La macchina verrà poi portata a spalla dagli “mbuttaturi”, duecento giovani appartenenti ai tradizionali mestieri (marinai, artigiani, contadini, bovari e carrettieri) vestiti di un costume bianco con una fascia rossa legata attorno alla vita e un fazzoletto al collo con il colore della propria corporazione. Dalla festa di San Rocco in poi il programma dei festeggiamenti si svolge tra molte manifestazioni religiose e culturali: la processione della “Manta” e della Sacra Reliquia del Capello (cui fanno seguito la sfilata del Palio, dei giganti Mata e Grifone e del “cavalluccio”), la scelta della bambina e del giovane che impersoneranno, rispettivamente, la Madonna Assunta in Cielo e il Padreterno, e poi, ancora, l’offerta delle travi, la benedizione plenaria dei partecipanti, la sfilata del corteo storico, il trasporto trionfale della “Varia”. Il pomeriggio della festa si forma un lungo corteo composto dalle autorità cittadine e dai figuranti che va a prendere l’Animella per condurla nella chiesa Madre, ove riceve la benedizione.
Alla fine del rito, il corteo raggiunge la “Varia” e la bambina, bene assicurata a un seggiolino, viene fatta salire sulla sua sommità. Sistematisi tutti gli altri, il carro, infine, viene sollevato dai portatori. Alle 18, un colpo di cannone dà inizio alla “scasata” della Varia; comincia così una corsa velocissima e densa di emozioni. Calcolando anche la sosta fatta a conclusione del primo tratto del percorso, il tragitto di 500 metri viene compiuto in nove minuti, mentre il seggiolino su cui sta seduta la bambina, sostenuto da un’asta, oscilla paurosamente. Dopo la breve interruzione, la “Varia” riparte coprendo metà del percorso già effettuato, per fermarsi al centro della Piazza Primo Maggio; infine, la bambina che impersona l’Assunta viene portata nel duomo, dove la festa si conclude con la benedizione
finale. Trepidazione, attesa e commozione nelle migliaia di persone che si assiepano nella piazza, sui balconi, nelle strade limitrofe, per innalzare verso il cielo, ancora dopo quattro secoli, speranze, aspirazioni e preghiere.