L’eredità del passato
Borghi antichi sospesi nella pace della montagna, coi loro pugni di case arroccate per prodigio sulle falde di balze rocciose o su acute dorsali, quasi confusi con le rocce battute dai venti e dalle piogge: Roghudi, Brancaleone, Pentadattilo e altri ancora sono lì, immobili, icone di un distacco che la natura aspra dei luoghi esalta ormai come cosa propria.
Testimoni silenziosi di una vita che è stata, i vecchi muri di pietra racchiudono, nel dedalo della loro trama, le storie dei Greci di Calabria, quei bizantini che giunsero qui nell’XI o nel XII secolo (se non addirittura prima, nel VII) o, forse, quegli stessi coloni che fondarono lungo la costa città magnifiche, come Locri e la stessa Reggio, lasciando in eredità l’idioma che ancora oggi si parla nelle comunità dell’area grecanica.
Come intessuta in una memoria che non si dissolve, la provincia reggina offre a piene mani il suo patrimonio d’arte e di cultura: la grandiosa Cattedrale di Gerace (gioiello di un centro storico tra i più affascinanti e caratteristici della Calabria), la Cattolica di Stilo (la piccola chiesa bizantina del X secolo, che, coi suoi mattoni rossi e le graziose cupole su tamburi cilindrici, offre, immutato, un sorprendente scorcio d’Oriente), la vasta area archeologica di Locri Epizephiri (ove sorgeva l’omonima, fiorente colonia magnogreca, nella quale vide la luce il primo corpus europeo di leggi scritte, quello di Zaleuco), infine gli stessi Bronzi di Riace (celebrati in tutto il mondo come emblema di questa terra) sono tutti esempi luminosi della radicata e composita ricchezza di un passato che nella provincia di Reggio Calabria è riuscito ad imprimere il suo sigillo indelebile a dispetto delle molteplici vicissitudini che nel corso dei secoli l’hanno devastata.